Tutto è cominciato con un corso di scrittura creativa e un discreto malessere verso il lavoro all'interno di quella macchina complessa che si chiama pubblica amministrazione. In estrema sintesi sono queste le condizioni che portano Luigi Colajanni a cimentarsi con il suo primo romanzo. "Caldofreddo" nasce un po' per gioco e un po' per esercizio. E' ambientato a Palermo dove le vite dei protagonisti, Gian Maria Cicogna, torinese trapiantato in Sicilia per amore, e surfista tecnologico, e Luigi Iocolò, impiegato della pubblica amministrazione alle prese con un ambiente di lavoro difficile, si incrociano e si confrontano.
Quali sono le caratteristiche del secondo romanzo "Il lamento del cornuto"?
Gli ambienti ed i personaggi sono ricorrenti. C'è la pubblica amministrazione con il suo sistema gerarchico e autoreferenziale, in cui non si lavora per ottenere un risultato. Ci sono gli stessi personaggi, coinvolti in un intreccio di nuovi accadimenti, che fanno pensare ad un libro giallo, ma che in realtà costituiscono solo un espediente per raccontare i rapporti e le relazioni tra uomini e donne.
Quanto c'è di autobiografico nella sua scrittura?
Molto. Conosco bene la pubblica amministrazione perché lavoro presso la Regione Siciliana e mi occupo di informatica anche se sono agronomo. La tecnologia e l'innovazione mi hanno sempre appassionato e quando ho capito che non mi piaceva fare l'agronomo, l'informatica è stata per me un rifugio. Il tipo di lavoro che faccio non è quello che immaginavo, ora voglio provare a scrivere. Per me è ancora un gioco che mi diverte e mi soddisfa. Di autobiografico c'è molto altro ancora: la passione per lo sport, per le moto, l'interesse per le vicende umane, inaspettate e sorprendenti, l'ambientazione in una città come Palermo che si confronta con i suoi problemi. Tra i personaggi, Luigi Iocolò è quello che mi rappresenta di più, lavora nella pubblica amministrazione e ne soffre le condizioni.
Agronomo, informatico e scrittore. Si puo' affermare che convivano due anime, quella scientifica e quella letteraria? Come si conciliano?
Non credo che siano due anime, credo piuttosto che sia il mio modo di vivere le cose, succede che mi innamoro con il classico "colpo di fulmine" e poi le cose mi portano dove vogliono loro, così è stato per la scelta della facoltà di agraria che alla fine mi ha portato ad occuparmi di informatica, così è stato per l'idea iniziale, che poi è diventata una storia, un romanzo, e alla fine un libro.
Perché ha scelto la scrittura per dar forma alla sua creatività?
Anche in questo caso credo di poter dire di averla scelta io, me la sono improvvisamente ritrovata tra le mani, è successo.
I due romanzi sono completamente immersi nella terra siciliana, per ambientazione e mentalità. Ritiene che il contesto sociale influenzi in qualche modo la creatività?
Assolutamente, la Sicilia ha una storia molto complessa, potrei dire "non normale", difficile da conoscere e di sicuro difficile da raccontare se non si vuole fare ricorso ai soliti stereotipi ... ma per chi la ama provare a raccontarla è una bella sfida.
A tal proposito, lei ritiene che nel nostro Paese, e in particolare in Sicilia, la creatività sia adeguatamente stimolata?
No, non credo... occorrerebbe un cambiamento di rotta radicale che in questo momento non vedo possibile.
In che modo lo sviluppo a livello sociale di una cultura diffusa della creatività può incidere sull'innovazione?
Credo che in questo momento la creatività faccia un po' paura, non viene premiata proprio perchè l'innovazione porta con sè uno stimolo alla riflessione.
Come il talento può produrre cambiamento?
E' un processo complicato, per produrre il cambiamento bisogna riuscire a comunicare, a fare pensare, a emozionare. Nel tempo abbiamo assistito ad un' omologazione culturale, voluta, secondo me, appositamente per evitare che questo avvenga.
Il processo creativo non sempre si traduce in innovazione, quali sono secondo lei le ragioni?
Bisogna vedere se il processo creativo è effettivamente asservito ad una vera volontà di innovazione; più spesso, secondo me, tende al raggiungimento del successo. Innovare è sicuramente difficile .... ci vuole cultura e talento.