1972 - Laurea in Scienze Biologiche
2000 a tutt'oggi Professore ordinario di Botanica, presso l'Università degli Studi della Calabria
Dal 2003 è Direttore del Dipartimento di Ecologia dell'Università degli Studi della Calabria.
Membro del Senato Accademico dell'Università della Calabria e del comitato di coordinamento e Programmazione dell'Università degli Studi della Calabria.
Membro del Comitato tecnico-scientifico del Centro Interdipartimentale "Food Science and Engineering" dell'Università della Calabria e del Consiglio Direttivo della Società Botanica Italiana.
Presentazione
Maria Beatrice Antonietta Bitonti insegna Botanica all'Università degli Studi della Calabria dove è anche il direttore del Dipartimento di Ecologia. È una donna tenace che ha sempre messo al primo posto il suo principale interesse: il lavoro. Ama viaggiare e per deformazione professionale preferisce andare dove può stare a contatto con la natura. Si dedica a passatempi di tradizione "materna" come il lavoro a maglia e all'uncinetto.
Lei fa parte del team di ricerca del progetto SILA (Sistema Integrato di Laboratori per l'Ambiente), presentato dall'Università della Calabria nell'ambito dell'"Invito per la presentazione di progetti di potenziamento strutturale" del PON R&C 2007-2013, posizionatosi primo nella graduatoria. Un risultato strategicamente importante per una regione del Sud in un settore come quello dell'innovazione. Può parlarcene brevemente?
Il progetto nasce dalla consapevolezza che per superare le attuali sfide poste a livello globale dalle tematiche ambientali, tanto più in una regione strutturalmente e morfologicamente debole come la Calabria, siano indispensabili servizi e tecnologie del tutto innovativi. Il progetto si propone, quindi, di fornire servizi ad alto contenuto scientifico e tecnologico per il monitoraggio, la tutela ed il controllo dell'ambiente attraverso - come si evince dall'acronimo - l'integrazione, in un sistema unitario ed organico, di competenze complementari, interdisciplinari ed intersettoriali, operanti da anni nell'Unical (NdR Università della Calabria) nel settore ambiente. Considerata la complessità delle tematiche ambientali, tale approccio per così dire "ecosistemico" rappresenta, a mio giudizio, una delle forze strutturali del progetto e prosegue, tra l'altro, una consolidata tradizione dell'Unical che, sin dalla sua istituzione, ha messo in atto un'organizzazione dipartimentale su base tematica promuovendo e praticando la strada dell'interdisciplinarietà.
Più nello specifico le attività previste sono riconducibili a tre macrosettori, strettamente interconessi, quali: mitigazione dei rischi naturali (idrogeologico e sismico); caratterizzazione, trattamento e valorizzazione di inquinanti, reflui e rifiuti; tutela degli ecosistemi e della biodiversità e relazioni tra ambiente e salute dell'uomo. Personalmente concorro con le mie competenze a quest'ultimo macrosettore.
Tra i servizi che lo caratterizzano vi sono la costituzione di un osservatorio per la biodiversità, in grado di offrire banche‐dati territoriali utili per il monitoraggio delle risorse naturali e lo sviluppo di biotecnologie ambientali, biomarkers e biosensori per un early warning del rischio biologico e delle ricadute sulla salute umana.
Ha partecipato anche ad altri progetti finanziati coi fondi europei, perciò può vantare una lunga esperienza in merito. Cosa suggerirebbe di cambiare nell'attuale sistema di finanziamenti alla ricerca?
Al riguardo vorrei dire che ho accolto con entusiasmo il programma IDEAS, promosso dall'European Research Council appena istituito dalla Commissione europea, volto a finanziare ricerche curiosity-driven in ogni disciplina (svolte al di fuori di ambiti prioritari e non necessariamente legate alla costituzione di grossi net-works ed all'impatto economico delle stesse). Auspicherei che tali attività vengano potenziate sempre più, visto che la ricerca libera da sempre sviluppa la conoscenza e le tecnologie.
Su un piano meno "ideologico", per le misure d'intervento che coinvolgono le piccole e medie imprese sarebbe auspicabile una semplificazione delle procedure.
Scrive Lorella Zanardo, la celebre autrice del documentario "Il corpo delle donne": "Avendo scelto studi e professioni "maschili", per anni ho inconsapevolmente violentato il mio pensiero, adattandolo a forme non mie […]. Restava però un persistente senso di frustrazione, la sensazione che fosse rimasto qualcosa di inespresso". Cosa pensa di questa affermazione?
Personalmente non ho, o almeno non ho mai avuto la percezione, per quella che è stata la mia esperienza lavorativa, di plasmare il mio pensiero su modelli legati al genere maschile. In ambito professione nei mei rapporti con il mondo maschile non è mai mancato il rispetto e la collaborazione reciproca. Ciò non significa che non ci siano stati momenti di frustrazione o incompiutezza ma immagino che ciò sia accaduto da ambo le parti. Mi fa comunque meditare l'"inconsapevolmente" usato dalla Zanardo nella sua riflessione …
Oltre ad occuparsi di ricerca, lei ha anche da anni una cattedra in Botanica presso l'Università della Calabria: cosa si sentirebbe di suggerire alle sue giovani allieve che manifestano il desiderio di inserirsi nel mondo della Ricerca scientifica oggi?
Ricerca e didattica rappresentano un tutt'uno nella professione di un docente universitario e quindi il consiglio è quello di mantenere alta l'attenzione e la tensione per entrambe le attività, perché tra esse esiste un meccanismo di regolazione a "feedback" positivo. Per il resto, grande passione innanzitutto, poi tenacia, molta determinazione e consapevolezza delle proprie capacità rappresentano il mix indispensabile per affrontare le sfide ma anche gli entusiasmi e le gratificazioni di questa professione.
Il suo tempo è diviso fra l'attività di ricerca, le lezioni all'Università e le incombenze derivanti dall'appartenere ad una serie di società e comitati scientifici. A livello personale è stata costretta a rinunciare a qualcosa?
Certamente sì, perché in una Università giovane ed in crescita come quella in cui mi sono trovata a lavorare, spesso ho finito col privilegiare il lavoro. Verosimilmente questa scelta rappresentava l'interesse più forte e come tale non costituiva una rinuncia…
In una vita caratterizzata da tanti impegni come la sua esistono delle passioni o passatempi a cui si dedica nel tempo libero?
Amo molto viaggiare (sebbene in passato l'abbia fatto molto di più) ed il contatto con la natura. Oggi resta, nel poco tempo a disposizione, la lettura, la musica, il buon cinema, ma anche passatempi meno impegnativi e di tradizione "materna" come il lavoro a maglia e all'uncinetto.