1998 - Laurea in Matematica presso l'Università degli Studi di Bari
2000 - Master internazionale in e-Business Management presso la Scuola Superiore ISUFI dell'Università del Salento
Dal 2000 è Professore Aggregato presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi del Salento
Dal 2002 coordina le iniziative di alta formazione quali master internazionali e percorsi di addestramento alla Ricerca Scientifica interdisciplinare in collaborazione con aziende operanti in Settori quali il software e l'aerospazio, presso l'Università del Salento
Dal 2007 è Ricercatrice per il Settore Scientifico Ingegneria Economico Gestionale presso il Dipartimento di Ingegneria dell'Innovazione dell'Università del Salento
Dal 2009 coordina il progetto di Ricerca e di Formazione "i-Design Foundation" su "Metodologie e tecnologie a supporto dell'innovazione nello sviluppo nuovo prodotto in un Value Network del settore aeronautico"
Dal 2009 è Membro dello Steering Committee del Distretto Tecnologico Pugliese Dhitech scarl.
All'età di 26 anni ricopriva già il ruolo di coordinatrice all'interno di un master; attualmente svolge la sua attività di ricercatrice presso l'Università del Salento e inoltre collabora con un noto distretto tecnologico pugliese. Ama il proprio lavoro che svolge con passione e sostiene che a volte sono le donne stesse ad autoescludersi dai ranghi più elevati della carriera…
Lei è stata responsabile delle attività formative in varie edizioni del Master in "Business Innovation Leadership" presso la Scuola Superiore ISUFI dell'Università degli Studi di Lecce, approvato nell'ambito del PON Ricerca 2000‐2006: quale ritiene sia l'aspetto innovativo di tale esperienza?
Il Master in "Business Innovation Leadership" è un'iniziativa di alta formazione (post laurea) nata con l'obiettivo di creare la figura professionale dell'Ingegnere dell'Innovazione, una figura capace di ideare, progettare, sviluppare e diffondere soluzioni di "e-Business". Il master, di durata annuale, ha previsto una fase finale di Stage presso aziende ed istituzioni operanti in settori di riferimento.
Prima ancora che delinearsi come valida e pregnante esperienza formativa per quanti vi hanno preso parte (studenti, docenti e tutor), il percorso ha rappresentato certamente per la comunità accademica una valida esperienza in termini di:
• contaminazione tra differenti approcci disciplinari. Le tematiche trattate durante il percorso formativo sono state affrontate da punti di vista diversi secondo un approccio interdisciplinare, integrando virtuosamente gli aspetti di gestione del business e delle tecnologie;
• contaminazione tra diverse estrazioni formative. Gli studenti provenivano da differenti facoltà (Ingegneria-varie specializzazioni, Economia, Scienze dell'Informazione, Matematica, Fisica) e università italiane con impostazioni didattico-metodologiche diverse;
• contaminazione tra differenti approcci didattici, prodotta dall'alternanza di momenti di formazione seminariale e attività laboratoriali, basate su un approccio "project based" ecase based, lavori di gruppo adottando le metodologie innovative del web 2.0 e piattaforme di apprendimento collaborativo;
• contaminazione tra competenze cognitive ed emotive, favorita dalla integrazione di moduli di apprendimento focalizzati sulla comunicazione, problem solving, leadership, capacità di negoziare e moduli finalizzati a creare competenze di business management.
• ed infine, una contaminazione "pubblico-privato" nella organizzazione congiunta con le imprese italiane della fase finale di project work e stage durante la quale gli studenti hanno avuto modo di applicare su campo le competenze acquisite.
Tali aspetti hanno contributo fortemente alla mia crescita professionale, poiché ho dovuto confrontarmi con problematiche nuove e complesse relative alla creazione di profili nuovi di capitale. Tutto ciò senza dimenticare che quando ho avuto la possibilità di coordinare la prima edizione di master PON Ricerca avevo solo 26 anni. Oltre ai risultati personali, quelli più importanti sono stati i risultati per i partecipanti, in termini di qualificazione del potenziale umano nella scienza e nella tecnologia. Oltre 40 studenti, pari all'80%, entro i tre mesi successivi alla conclusione del percorso formativo sono stati collocati sul mercato del lavoro con forme diverse di placement.
Parliamo del contributo finanziario europeo nel campo della ricerca e dell'innovazione: quali reputa siano gli aspetti critici che sarebbe utile rivedere nella prossima programmazione?
Come è noto, gli investimenti in ricerca e sviluppo hanno un impatto diretto sulla Competitività di un Paese. Definire degli strumenti che aiutino e supportino anche le piccole e medie imprese ad investire in ricerca potrebbe aiutare a sostenere la competitività del nostro Paese, vista la composizione del tessuto imprenditoriale, fatto prevalentemente da piccole e medie imprese.
La sua produzione scientifica si focalizza sul filone di ricerca relativo alla "Gestione dell'Innovazione e della conoscenza". Può spiegare di cosa si tratta?
La mia attività scientifica si inserisce nell'ambito di un gruppo di ricerca e di un settore Scientifico Disciplinare (Ingegneria Economico-Gestionale) fortemente interdisciplinare sperimentando le specificità dell'Università del XXI secolo, ovvero di una università nella quale si integra ricerca, formazione ed innovazione continua attraverso la creazione di reti tra soggetti pubblici (università e centri di ricerca) e privati (imprese) anche a livello internazionale.
La mia attività di ricerca si sviluppa in un filone che coniuga virtuosamente tematiche di Management Strategico, Sviluppo Manageriale ed Imprenditorialità tecnologica, nella prospettiva di perseguire obiettivi di Innovazione nei processi di creazione di capitale umano per le organizzazioni e per le università, oltre che persguire gli obiettivi di innovazione tecnologica per le reti di imprese dal punto di vista gestionale.
Tale attività scientifica parte dalla constatazione che cambiamenti rapidi ed imprevedibili in mercati e settori ipercompetitivi rendono la capacità di apprendere e di gestire la conoscenza strategica un fattore critico di successo per le organizzazioni. L'innovazione e la riconfigurazione delle fonti di creazione del valore si fondano sull'adozione di modelli di "Learning Organization" che integrano processi di apprendimento individuale ed organizzativo in forme organizzative flessibili ed interconnesse in rete supportate da piattaforme web.
Lei collabora anche presso il distretto tecnologico pugliese Dhitech scarl: può indicare il principale punto di forza della struttura?
Il Distretto Tecnologico Pugliese High Tech - DHITECH, fondato nel 2005, è considerato la realtà distrettuale più matura del territorio pugliese in materia di ricerca compartecipata Pubblico-Privato, Alta Formazione e trasferimento tecnologico, operante in tre grandi aree di specializzazione, quali: Materiali Avanzati, Nanotecnologie e Tecnologie ICT per il design di prodotti e servizi ad alto contenuto di conoscenza. La priorità dell'obiettivo strategico del Dhitech è la creazione in Puglia di una consistente massa critica di giovani da qualificare con la metafora di "Ingegneri/Innovatori/Imprenditori", specializzati nelle tecnologie delle tre aree di ricerca alle quali afferiscono le attività dei soci pubblici e privati.
Ha avuto difficoltà ad affermarsi in un settore, come quello in cui opera, prevalentemente dominato dagli uomini?
Prima di rispondere vorrei richiamare alcuni dati significativi: a Cambridge i primi Colleges femminili furono fondati nel 1869 (Girton) e nel 1872 (Newnham). A Oxford il primo College femminile risale al 1878. A Durham, la prima volta che una donna venne iscritta all' Università fu nel 1896. Nell'Italia Unita, la prima laurea discussa da una donna fu all'Università di Firenze in medicina, nel 1877.
Questi dati ci fanno capire il ritardo del genere femminile rispetto all'accesso all'istruzione superiore. Tale ritardo si ripercuote ancora oggi nella presenza femminile nel mondo della ricerca scientifica. Nei settori Tecnico Scientifici ed in particolare nell'ambito dell'Ingegneria, la presenza femminile tra i ricercatori è del 13%, e nei livelli più alti della piramide (professori ordinari) solo 1 professore su 10 è donna (Fonte Annuario Scienza e Società 2010). In questo contesto devo dire che la mia è una situazione atipica, poiché nel mio gruppo di ricerca, la presenza femminile sale al 50%!
Questo non significa sconti per l'impegno al lavoro ma, al contrario, maggiore competizione anche nell'organizzazione della vita quotidiana dividendosi tra lezioni, riunioni, attività di ricerca ed impegni familiari. In compenso, la differenza in quanto donna l'ho sentita soprattutto nel periodo in cui ho coordinato i master Internazionali con Università partner in Marocco, Tunisia e Giordania. Non sempre la mia partecipazione come Presidente ai processi di selezione in tali università è stata accolta nel verso giusto! In conclusione, credo che il rischio maggiore per noi donne, sia l'autoesclusione nell'accesso ai livelli più alti della carriera.
Si lamenta spesso la mancanza di un'adeguata cultura incline alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle aziende: sulla base della sua esperienza cosa può dire al riguardo?
Personalmente mi ritengo fortunata. Coniugare vita privata e lavoro di ricercatrice universitaria è per certi versi meno critico rispetto ad altre attività lavorative che richiedono la presenza in ufficio in orari fissati. Infatti, come ricercatori, non timbriamo il cartellino e in buona sostanza siamo piuttosto liberi di organizzarci la giornata e più in generale l'attività lavorativa. Tale flessibilità è preziosa e lo è stata ancora di più nel periodo di maternità, quando comunque ho potuto lavorare da casa, organizzando anche riunioni con i miei colleghi, pur di non perdere di vista i miei impegni nel coordinamento dei progetti di ricerca. Il nostro lavoro da ricercatori non comincia quando si arriva in ufficio e non termina quando si rientra a casa. La ricerca richiede dedizione continua e talvolta le idee migliori per la scrittura di un articolo o di un nuovo progetto di ricerca vengono di sera, dopo avere terminato il proprio lavoro di mamma. Conciliare i tempi della vita privata ed i tempi di lavoro pertanto è difficile, ma la passione e la dedizione per il proprio lavoro rendono il tutto un pò meno faticoso!
A quali hobbies le piace dedicarsi quando non è assorbita dagli impegni di lavoro?
Dedico quasi tutto il mio tempo libero a mio figlio Andrea. Amo molto viaggiare, sebbene in passato l'abbia fatto molto di più. Oggi, nel poco tempo che mi resta a disposizione, ci sono la lettura e il cinema.