Domanda: Quali prospettive, per la ricerca e l'innovazione, nella scuola del Mezzogiorno? Risposta: Nella scuola del Mezzogiorno le prospettive sono buone. Purtroppo tutto questo è demandato all'organizzazione delle singole scuole, e noi temiamo fortemente la riforma degli istituti tecnici, sopratutto per gli indirizzi scientifici. La riforma dovrebbe entrare in vigore tra due anni. Da quanto si sente dire in giro, dovremo assistere ad una riduzione delle ore di insegnamento, e poi c'è il grosso problema dell'unica scuola liceale scientifica, ovvero del liceo scientifico tecnologico, del quale non si conosce ancora il futuro. A mio modesto avviso -io ho partecipato anche ai lavori della commissione Berlinguer, coordinando un gruppo di lavoro sulla prospettiva della didattica delle scienze nella scuola italiana- è necessario coinvolgere gli alunni sin da piccoli, come è emerso in questo convegno, con gli esperimenti pratici: avvicinandoli cioè alle scienze nei laboratori di scienze. Le scienze si possono fare soltanto con la pratica, sperimentando, in maniera tale che i ragazzi possano esser invogliati e possa nascere in loro il gene della scoperta. Domanda: Da questo punto di vista, nell'incontro di oggi si è molto insistito sulla necessità di una educazione scientifica dei giovani. Risposta: Assolutamente si. Premetto che non esiste un "metodo" scientifico: esiste, a mio modesto avviso, una "mentalità". Attraverso i laboratori, che sono fondamentali, i ragazzi fin da piccoli,si abituano a pensare scientificamente. Nel nostro istituto tecnico industriale effettuiamo esperimenti con i ragazzi delle scuole medie ed elementari, avvicinando i ragazzi al mondo,al metodo e alla scoperta scientifica proprio attraverso gli esperimenti.